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mercoledì 12 settembre 2007

ancora sui giudici e la giustizia

I commenti sul post QUELLO CHE i giudici, gli avvocati ecc. dovrebbero sapere sono stati 4 in pochissimi giorni e riguardano, a tutt'oggi, esclusivamente I GIUDICI. Questo mi induce a ritenere che c'è molto interesse, in giro, intorno alle tematiche della giustizia e, in definitiva, l'attenzione generale è concentrata sui giudici, indubbiamente protagonisti principali di questa importantissima istituzione dell'assetto statale. Mi sembra giusto, quindi, aggiungere qualcosa a quanto già detto in proposito.
Probabilmente quello che, in modo particolare, si richiede, tra l'altro, ai giudici è una maggiore serenità e profondità di valutazione.
Si ritiene (e si teme molto), ad esempio, da parte dell'utenza, a quanto pare, che i giudici si lascino condizionare e fuorviare; ed è uno dei principali motivi per cui ci si rivolge agli avvocati di grido o caratterizzati da assidua frequentazione con gli ambienti giudiziari ecc.
Ora, alla luce di questa semplice osservazione, che può, però, essere emblematica, sarebbe bello se i giudici realizzassero che:
Un docente universitario di diritto, per quanto possa essere un luminare, ben difficilmente può qualificarsi uno scienziato, le cui caratteristiche sono la scrupolosa e cosciente acquisizione dei dati anche contro le proprie convinzioni e i propri interessi, col carico di responsabilità che ciò comporta.
Lo "scienziato" del diritto prospetta una tesi (meglio di come la prospetterebbe chi è meno fornito di utili mezzi argomentativi), e non assume alcuna responsabilità circa la fondatezza o meno della stessa (situazione questa irrichiedibile nel dinamico e relativissimo campo del diritto); conseguentemente un suo parere su una spinosa questione legale, non è detto che sia frutto di intelligenza interpretativa, conoscenza e intensa ricerca, ma può essere (e molto spesso assolutamente è) frutto di una buona parcella.
Le assunzioni di importanti difese, da parte di avvocati d'assalto, con impostazioni ferme ed eclatanti di fondatezza ed evidenza dei diritti reclamati, non è detto che derivino da un circostanziato e analitico studio della vicenda in esame e dallo schietto e motivato convincimento che, all'esito, si è affermato, ma spesso derivano da smanie di protagonismo, presunzioni di onniscienza e onnipotenza dovute a notorietà, titoli acquisiti in diversi campi, politica, mass-media (a volte spettacolo anche) e così via.
Partecipare a commissioni governative, consulenze collegiali e quant'altro, sulle regole e i sistemi di vari settori della vita pubblica: la giustizia, il lavoro, la sicurezza, la previdenza, lo sviluppo ecc. pur essendo evento molto ambito dai lavoratori della giustizia, non è detto che implichi significativi contributi, piuttosto che iattanza e disinteresse.
Ciò vuol dire, da un canto, che non va preso per oro colato il risultato prodotto dai suddetti organi e da un altro canto che è, spesso, immeritata la visibilità e pubblicità che a questo o quel componente ne è derivata.
Parimenti, quando, per motivi sempre oscuri, si è chiamati a ricoprire una importante carica pubblica, vale la regola todos caballeros, vengono cioè coinvolti i "buoni", i "meno buoni" e i "cattivi" in un coacervo in cui tutto fa brodo, come è facilmente acquisibile sol che si pensi che nessuno ha mai il pudore di rinunziare.
La conseguenza è che la bontà delle regole, il culto del sociale, il superiore interesse del Paese, l'amor di Patria e quant'altro, passano in second'ordine e balzano in evidenza, le auto blu, le scorte, lo stuolo di collaboratori e segretarie, le facilitazioni in ogni campo, quotidiano e generale, compresa l'area giustizia (non escludendosi la confezione di leggi ad hoc per ottenere i risultati prefissi), le raccomandazioni, gli incrementi retributivi e così via.
Ah! Se i giudici pensassero... ma pensassero davvero... a tutto ciò!

1 commento:

Anonimo ha detto...

O.K.