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domenica 11 novembre 2007

LO STRAPAESE

L'Italia che amiamo e che, una volta, faceva perdere la testa agli stranieri, che, tra l'altro, lasciavano qui fiumi di valuta pregiata, è l'Italia dello Strapaese, quella della gente e delle cose semplici, del buon gusto, delle passeggiate sentimentali e delle piazze antiche, delle borgate, dei casolari su ridenti colline e fiorenti valli, dei ritmi mediterranei, della buona cucina, del vino migliore del Mondo e della fragranza del pane fresco, dei balli paesani, delle campagne assolate, e dell'amore in camporella, dei filari di pioppi lungo le strade, dei boschi e delle ardite strade di montagna, scavate, nel tempo, solo con le forze-braccia, che li attraversano e li superano, verso le vette più alte, dei pomeriggi domenicali allo stadio, anche con la famiglia, della coesistenza, in un così circoscritto ambito territoriale, dei nebbiosi canti alpini, delle cime innevate che sfidano il cielo, e delle solari canzoni del mare, delle vaste distese d'acqua che, all'orizzonte, danno il senso dell'infinito, Paese unico al Mondo per questo, delle vestigia antiche, memori della profondità del tempo, dei secoli, e di gloriose epoche, attraverso i Grandi Maestri, i capolavori dei Grandi architetti, scultori, pittori del Rinascimento e delle Età di Mezzo, fino ai Sironi, ai Modigliani, ai De Chirico, dei tempi moderni, e così via, anche per questo Paese unico al Mondo; ma tutto questo nel XXI° secolo andrebbe riferito ad una dimensione ideale e culturale, non ci sta negli spot pubblicitari, negli show alla Maurizio Costanzo o nelle canzoni di Toto Cotugno.
Ed invece che cosa abbiamo? L'Italia di tangentopoli, vallettopoli, calciopoli, delle violenze e degli stupri, delle associazioni criminali, della mortificazione delle giovani generazioni, delle piazze e degli stadi infuocati, degli schiavi moderni, del fetore delle discariche abusive a cielo aperto, dell'incapacità di dare un senso al futuro, preferendo dare un senso solo ai privilegi e gli interessi di una casta improvvisata ed autoreferenziale, proclamatasi classe dirigente, di questo Paese che non è una landa desolata, ma ha fatto molto, molto di più di quanto non gli si riconosca, come le grandi testimonianze della storia dimostrano, e avrebbe meritato molto di più; dell' incapacità di far nascere, anche come patrimonio culturale, un senso di rispetto per l'ambiente, limitandosi a prendere comode e sterili scorciatoie penali (qualcuno si sta inventando il reato di "frode paesaggistica"); dell'incapacità, non dico di garantire, ma almeno fare qualcosa di serio per la sicurezza dei cittadini; gli appartenenti a famiglie malavitose che si sono dissociati e cercano di intraprendere il percorso dell'onestà vengono abbandonati a se stessi e sistematicamente trucidati, come recentemente accaduto a Foggia; le indagini, anche le più facili, come ad esempio, quella di Garlasco o, più di recente, quella di Perugia [il corpo della vittima ritorna in Inghilterra, prima ancora che sia stato stabilito (per quanto all'italiana) l'orario del delitto], lasciano sempre spazio a dubbi ed incertezze, eppure, in casi come questi, non c'è mafia, terrorismo, devianze dei servizi segreti e quant'altro che possano depistare o complicare le cose.
Dobbiamo sempre rivolgerci a Scotland Yard?
Oggi è un Paese, questo, che ha tristi primati: il debito pubblico e il tasso di corruzione più alti d'Europa, la crescita più bassa, l'indice di evasione fiscale e criminalità organizzata di gran lunga superiori alla media europea, la fuga di cervelli unica in Europa, per la sua continuità e sistematicità, la risposta alle varie problematiche dell'immigrazione regolare e clandestina e del confronto con religioni, razze e culture diverse (pur essendo queste tematiche epocali di fronte alle quali tutti sono spiazzati, compresi gli stessi appartenenti ai flussi migratori), meno qualificata in Europa, la stampa addomesticata (siamo intorno al 60° posto tra i Paesi del Mondo, se non ricordo male, quanto a libertà di stampa), come dimostrato, ad esempio, anche da come è stato trattato, sotto l'aspetto mediatico, il recentissimo tragico caso del poliziotto pistolero sull'autostrada.
Ma non finisce qui.
Qualcosa cambierà, bisogna crederci, lottare, perseverare, non lasciarsi intimidire e avere davanti agli occhi l'obiettivo da raggiungere: riportare l'Italia nei binari per cui è conosciuta e ammirata nel Mondo, la sua capacità di risorgere dalle ceneri, la sua inventiva, la sua volontà di far bene, la diversità delle varie Regioni eppure l'unità nell'onestà e nell'orgoglio.
Ecco l'orgoglio di essere Italiani, lì dobbiamo arrivare (non solo proclamarlo come un vuoto slogan, giacché oggi come oggi è un punto di arrivo, non un dato di fatto scontato), di essere gli eredi di coloro che hanno fondato lo Strapaese e i custodi e cultori dei suoi valori.
Ma da dove cominciare? Che si fa domani?
Non c'è da cominciare. C'è da continuare a spingere l'intero establishment di potere italiano, come con i bulldozer, verso un baratro tanto profondo, questa volta, che da esso non si possa più risorgere, e... prima o poi, tutto andrà bene! Vedrete.

1 commento:

Anonimo ha detto...

O.K.