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venerdì 9 novembre 2007

NUCLEARE - ECCONE UN'ALTRA. Siamo alle solite.

Quando il giovanottone Coccobello Exdiccì dice "l'Italia deve intraprendere la strada del nucleare", dice qualcosa di banale e superficiale, che sembrerebbe addirittura scontato, se non fosse per la complicata storia alle spalle, che rende, invece, tale argomento scottante, come il nostro ben sa; in definitiva dice una stronzata. E così quando il sig. Verde Fioreinbocca gli risponde "vediamo se sei in grado di fare un referendum in proposito", dice qualcosa di spavaldo e di acritico, lancia una sfida, che prescinde da una seria analisi della situazione e delle possibili future vicende delle fonti energetiche. In effetti dice, a sua volta, una stronzata.
Siamo alle solite, come si diceva; la nostra intelligencija, il nostro entourage, establishment o come cavolo vogliamo chiamarlo è da circolo, quando non è da circo equestre.
A loro sta a cuore primeggiare, semmai fare un figurone, ma, degli interessi che sono chiamati a perseguire e tutelare, forse non hanno mai sentito neanche parlare.
La classe politica dell'epoca avrebbe dovuto richiamare l'attenzione degli italiani e metterli in guardia sulle scelte, a proposito del nucleare; avrebbe dovuto essere messo ben in chiaro che, siccome la matematica non è un opinione, per stare al passo con gli altri Paesi dotati di energia nucleare, quell'energia che in quei Paesi veniva prodotta dal nucleare, avrebbe dovuto essere prodotta, parimenti, qui, con energie alternative, in concreto molto più lavorate.
In altri termini, i parametri da considerare erano: più nucleare = meno lavoro (per modo di dire perché poi il lavoro risparmiato viene reimpiegato in altri settori, quando si vuole favorire al massimo la crescita di un Paese); in ogni caso: poco nucleare = molto lavoro; niente nucleare = moltissimo lavoro.
In Italia, una volta esclusa l'energia nucleare, avrebbe dovuto essere utilizzata molto più forza-lavoro, per produrre l'equivalente quantità di energia. Questo nessuno l'ha mai detto e (anche per questo) l'Italia va a rotoli.
Se l'avessero detto, magari si sarebbe fatta una scelta diversa, all'epoca, e ora avremmo le centrali nucleari (che, a quanto pare, col senno di poi, oltre ad essere le più produttive, si sono rivelate le meno inquinanti). O magari, il popolo italiano, che poi, in particolari condizioni di necessità, è capace di imprevedibili risorse, avrebbe ugualmente scelto di rinunziare al nucleare, ma si sarebbe rimboccato le maniche, avrebbe moltiplicato per quattro le proprie capacità e i propri sforzi, e oggi daremmo la birra a tedeschi, olandesi, lussemburghesi e così via.
Ma la classe politica dell'epoca era troppo impegnata a pensare ad indebitarci, non fino al collo, ma fino alla cima dei capelli (anche se poi, grazie a quelle stranezze tipiche all'italiana, hanno pagato - si fa per dire - con l'oblio, solo le mezze tacche, mentre i big sono stati addirittura osannati e premiati).
E la classe politica di oggi che persevera nel non dire nulla, perpetuando la situazione appena illustrata, a che cosa pensa? Beh a mungerci come vacche, ad ingrassare le proprie vacche, o al mercato delle vacche; in ogni caso pensa alle vacche... come è sotto gli occhi di tutti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

O.K.