Il disastro della Campania e, in particolare, di Napoli e dintorni, nell'ambito del degrado del Sud, che si innesta nella recessione del Paese, a sua volta inserita nel marciume del Mondo Occidentale, espressione principale dello sfacelo mondiale [sull'entità del quale non occorre spendere parole, basta guardare agli ultimi episodi sintomatici, dalla messa a ferro e fuoco di treni e stazioni ferroviarie da parte di (pseudo)tifosi della squadra del Napoli, alla mattanza di neri più un bianco, peraltro, a quanto pare, a loro volta implicati, nel Casertano, con conseguente strascico di un bel fuori-di-testa ad immigrato selvaggio] non risparmia, ahimé, le sacrosante risorse turistiche.
Le isole, ad esempio, Capri, Ischia, Procida, le perle del basso Tirreno:
ISCHIA corrosa dalla sciatteria e dal disordine ambientale, dalla sporcizia, dall'indifferenza, dall'incapacità di affrontare gli assillanti problemi che la deprimono e soffocano la sua grande tradizione turistica.
PROCIDA, l'isola di Graziella (nonché di Arturo), bloccata nell'uscita da una peculiare chiusura al turismo, dovuta alle sue tradizioni marinare, verso una affermazione turistica, davvero speciale anche sotto il profilo culturale, a metà strada. Ora non è, per così dire, né carne né pesce.
CAPRI cristallizzata nell'icona di bellissima, sotto la campana dei suoi incantevoli panorami; una cattedrale in mezzo al mare; il che non giova affatto, è, anzi, di grave danno, come può riassumersi nella frase: "tutti i villeggianti di Capri sono tristi" (anche Ferlaino. Come "chi è?"!). E chi sarebbe felice di passare le sue vacanze in una cattedrale? Con quello che costa... poi! Fuori mercato... o fuori di testa?
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