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lunedì 21 gennaio 2008

UNA QUESTIONE SPINOSA


(mail spedita oggi al blog di Beppe Grillo "Magistratura categoria o casta?")
Sono avvocato in Milano da circa 16 anni, dopo essere stato per circa 24 anni in magistratura, dalla quale sono uscito, col grado di consigliere di Cassazione, nel 1991.
E’ quindi a ragion veduta e con cognizione di causa, che formulo le considerazioni di cui al seguente scritto del quale autorizzo l’eventuale pubblicazione:
La questione “spinosa” perché in odore di impopolarità (intendendosi con questo termine qualcosa che ha a che fare col populismo, non con la considerazione e il rispetto per il popolo, e quindi l’affezione per noi comuni cittadini e la ricerca di soluzione dei molti e gravi problemi da cui siamo afflitti, così come l’orrore per qualsiasi tipo di dissenso verso il Papa, ha più a che fare con la strumentalizzazione dei diffusi sentimenti religiosi nella collettività a fini di potere, che non con il desiderio di salvaguardare la libertà di credo e delle relative celebrazioni), tuttavia reale, è questa:
Come mai l’operato della magistratura, dopo la rituale manifestazione di fiducia e di apprezzamento per la stragrande maggioranza dei suoi rappresentanti, è spesso oggetto di critiche, a volte, estremamente serrate e profonde, provenienti da più parti?
1 - Da parte degli ambienti giudiziari stessi, alcuni giudici, avvocati, collaboratori, funzionari di polizia giudiziaria, utenti, giornalisti, personale [troppo lunghi i processi, sia penali che civili, e spesso inutili, non si sa mai da che parte sta la verità, non si è risolta, finora, in modo convincente, nessuna delle inchieste importanti svolte dalla magistratura (dalle stragi ai delitti che hanno fatto clamore, dalle responsabilità di rappresentanti dello Stato alle corruttele pubbliche e private, aggiotaggi, fallimenti miliardari ecc.), accuse più o meno rivolte a mezza voce, di diffusa arroganza, supponenza, insofferenza, intolleranza, strafottenza, ignoranza, assenteismo e così via].
2 – Da parte del mondo delle famiglie (troppi delinquenti in libertà dopo gravi reati contro le persone, insicurezza nelle ordinarie incombenze giornaliere, sulle strade, nelle abitazioni, mancanza di tutela dei più deboli, dei bambini, prescrizioni facili; questioni gravanti sull’ordine pubblico ma, in parte dipendenti anche dai provvedimenti giudiziari).
3 – Da parte del mondo del lavoro (incidenti gravi che spesso restano impuniti, o si riduce tutto al minimo, mancanza di interventi sulle tutele minime, demandandosi tutto all’insorgenza di più gravi episodi).
4 – Da parte dell’assetto politico in generale, dove, da destra e da sinistra, in sede centrale o periferica, si denuncia la politicizzazione della magistratura, l’interferenza, l’interesse extragiudiziario, l’utilizzo di provvedimenti per fini diversi da quelli istituzionali, a parte l’assoluta inosservanza degli stessi (tranne gli ordini restrittivi), come se non avessero alcun valore.

Chiarisco che qui bisogna farsi carico di una medaglia a due facce.
Do per scontato che ci sono interessi fortissimi e spesso inquinati ed inquinanti in gioco, per cui si vorrebbe imbavagliare la magistratura che lotta contro di essi e costituisce garanzia e baluardo di mantenimento dei livelli di democrazia e civiltà giuridica.
Do per scontato che spesso le carenze di riscontro alla domanda di giustizia derivano da leggi inadeguate, patologie di carattere generale ed ideologico, malcostume ecc.
Così come bisogna dare per scontato che è un arduo compito quello di svolgere il potere giudiziario, esposto ad errori ed inganni, nonché a gravi rischi personali (moltissimi magistrati sono stati colpiti e molti sono morti nell'esercizio delle loro funzioni) per cui si può aspirare al meglio ma non pretendere di trovare in esso il toccasana a tutti i mali della società.
Questi aspetti devono essere affrontati e sono affrontati tutti i giorni e si spera sempre che si aprano spazi di luce via via maggiori.
Ma questa è una faccia della medaglia.
Non può farsi a meno di prendere in considerazione anche l’altra faccia, quella che riguarda direttamente il degrado e il malessere esistenti nella magistratura, pena l’accettazione passiva e improduttiva di una informazione monca e, pertanto, falsata.
Nell’esaminare l’altra faccia della medaglia, va detto subito che non si può e non si intende qui, fare la “morale” ad ogni magistrato, persona per persona.
Che cosa si richiede, allora, alla categoria (non “casta”), sacrosanta per il benessere e gli interessi di una comunità?
1) La rinunzia ad eccessi nei privilegi.
Che vi siano dei privilegi a fronte di notevoli impegni lavorativi è naturale. Ma quando si va oltre no, non è accettabile.
I ritmi di lavoro ad esempio, sono estremamente diluiti nel tempo. Ci sono capi degli uffici la cui presenza è praticamente inutile. Ci sono uffici dove la presenza di un magistrato anche una, due volte in una settimana, e solo al mattino, costituisce l’intero compito svolto. Ci sono processi che vengono incamerati per la decisione e la sentenza emessa anche dopo un anno o più. Alcuni processi attendono 4, 5 anni solo per essere fissati.
Le ferie,ad esempio; a parte quelle normali, che si aggirano intorno ai due mesi annui, si consideri che il periodo natalizio e il periodo pasquale, più settimane bianche e permessi vari, portano complessivamente a circa un altro mese, mese e ½ di vacanze.
Come ci si può poi meravigliare della lungaggine dei processi e delle prescrizioni, nonché dei disastrosi danni economici derivanti dalla lunghezza dei tempi?
Come si possono individuare le colpe varie di tutto ciò altrove, prescindendo da tutto quanto sopra richiamato?
2) La rinunzia alla carriera facile.
Lasciando stare qui, in ossequio a quanto sopra premesso, ogni presa di posizione sulla separazione o meno delle carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti (questione peraltro cruciale in una materia dove si opera sulla libertà delle persone e i loro beni), quello che, a mio avviso, non va è che c’è una carriera automatica, per cui anche in presenza delle più indicibili ed eclatanti “bufale” (ne abbiamo viste in giro, e di clamorose; in altra sede sono disposto anche ad elencarle, evidenziando i posti che hanno poi occupato i magistrati che se ne sono resi artefici) si prosegue nei gradi, senza nessun rallentamento (almeno) e si occupano anche poltrone importanti; una carriera, tra l’altro, che non prevede alcun obbligo, ma l’assoluta rimessione alla sensibilità del singolo di attività di aggiornamento professionale, confronto ecc., la possibilità indifferenziata di passare dalle funzioni civili e quelle penali e viceversa senza alcun bagaglio di specifica esperienza, l’assoluta mancanza di valutazione di idoneità (che manca tra l’altro, anche sull’idoneità in generale a svolgere le funzioni di magistrato, per cui quest’ultimo potrebbe, come si è anche visto, continuare a rimanere al suo posto, anche in presenza di intervenute turbe mentali), basta solo non essere incappati in dissapori interni all’ufficio, contrasti con i capi ecc.
3) La rinunzia ai controlli disciplinari pilotati o meramente corporativi.
E’ bastato che De Magistris e Forleo toccassero interessi di casta per essere subito drasticamente colpiti da procedimenti disciplinari. Sì è dovuto aspettare che si mettesse in aspettativa per malattia e si iscrivesse ad una regata di vela per dare un leggero colpettino ad una magistrata svogliata.
I vari magistrati pigri, svogliati, divulgatori di segreti istruttori ecc. se e quando vengono incolpati, vengono sistematicamente assolti. I magistrati “scomodi” vengono colpiti spesso facendo leva su episodi assolutamente marginali del tipo ritardo in udienza, una dichiarazione non confacente, una opinabile irregolarità su un atto ecc.
4) La rinunzia alla deresponsabilizzazione per i provvedimenti adottati.
Non è più accettabile oggi, è anacronistico e mistificatorio nella individuazione di interessi collettivi che si pretenderebbe di tutelare in tal modo, che i magistrati non debbano rispondere degli errori commessi nello svolgimento del loro lavoro.
C’è una legge, peraltro ormai abbandonata, sulla responsabilità dei magistrati, che espressamente contempla che questi ultimi non possono essere chiamati a rispondere per le loro valutazioni, di fatto e di diritto, nei provvedimenti, ancorché rivelatesi erronee. Allora a che serve?

Concludendo che cosa si richiede, in ultima analisi? Una presa di coscienza.
Una funzione difficile e delicata come quella giudiziaria non può essere svolta con spocchia e arroganza, livore a volte, volontà di incutere timore e gratificare la propria vanità, smania di sopraffazione, arrivismo, protagonismo, ma richiede buon senso, calma, serenità, controllo degli eccessi, apertura nel prendere in considerazione le vicende dei piccoli cittadini, gli umili, la massa intrecciata e dolente di istanze di base, la disponibilità al dialogo con le altre componenti sociali per riassestare e migliorare l’ordinamento giudiziario.
Per ottenere tutto questo occorre decisamente cambiare registro, proprio come motivazione, come impegno nello svolgere e nell’apprendere il lavoro di magistrato.
Quelli sopra tracciati possono essere alcuni binari per questo scopo.
Ringrazio e invio i migliori saluti.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

O.K.

Anonimo ha detto...

ciao
ho letto questo post con molta attenzione e, per quanto ne possa io capire di magistratura - considerando che ci sono meccanismi sottostanti molto complessi e tecnici - sono d'accordo sul fatto che anche la magistratura, come tutti gli altri apparati pubblici, debba essere migliorata, resa più efficiente ecc.
ora, chiedo: a chi tocca riformare la magistratura? ai politici, credo. e con questi politici, potrà mai essere elaborato e portato a termine un piano serio di riforme?
francamente, credo di no.
ora, chiedo: qual è un modo per uscire da questa situazione? io credo che le persone oneste e competenti debbano sentire il dovere morale e di prestarsi alla politica, portare una boccata di aria nuova, programmi seri, ecc. credo cioè, che il lamento continuo e lagnoso di molta gente sia fine a se stesso, se poi non si ha il coraggio di "sporcarsi le mani". nel mio quartiere molta gente stava raccogliendo le tessere elettorali, voleva renderle indietro per protesta. poi però abbiamo tutti capito che questa sarebbe stata solo una resa incondizionata da parte dei cittadini onesti nei confronti del malaffare. allora abbiamo deciso di mettere su una lista civica, così alle prossime comunali ci presentiamo.
questo solo per dire che ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa per migliorare la situazione, almeno finché ci sarà una parvenza di democrazia. lei cosa ne pensa?
scusi per la lunghezza del commento. un saluto
cordialmente

Anonimo ha detto...

RISPOSTA PER ANONIMO DEL 24 GENNAIO
Sono molto lieto del riscontro dialettico. Non ho altro modo di comunicare, per il momento, che questo, stante l'anonimato. Spero che sia utile.
Proprio questa mattina vedevo sul blog di Beppe Grillo il post sulle Liste Civiche e stavo pensando a qualcosa del tipo di quello che leggo sul suo commento.
Cominciare da qui, da una lista civica, può essere l'idea giusta.
Sono d'accordo.
Se mi segnalerà come continuare questo incontro, sarò lieto di partecipare e se ci sono i presupposti, essere dei vostri.
Arrivederci e grazie dell'attenzione.
Alberto Liguoro