Nel contesto generale di SITUAZIONE IRRISOLVIBILE, fortemente voluto e attuato "strategicamente" dall'Occidente, in Medio Oriente, con la benedizione della Chiesa Cattolica (e non da oggi, né dagli anni '60, ma molto prima), quella dei Palestinesi è una causa persa in partenza.
Non hanno il petrolio o altre ricchezze, non hanno, contrariamente ai loro diretti avversari, potenti lobbies internazionali di appoggio, non hanno una significativa posizione nel Mondo Arabo, per il quale costituiscono un peso, un assillante problema in più o quantomeno un gravoso fastidio, aggiunto alle vaste e frastagliate problematiche che investono il poliedrico Mondo Arabo, in svariati modi e consistenti difficoltà, in relazione soprattutto con l'Occidente, sono assoggettati, oltre che agli obbiettivi del Governo Israeliano, superorganizzato ed efficiente, anche dal punto di vista mediatico e dell'intelligence, ad un latente, ma diffuso sentimento, del popolo israeliano di reimpossessarsi al 100% della Terra Promessa, salvo qualche piccola riserva da lasciare ai locali, non hanno alcuna preparazione ad affrontare le condizioni storiche in cui si sono trovati, essendo tradizionalmente un popolo di pastori, allevatori, piccoli coltivatori (a parte le sporadiche, arraffazzonate e contingenti discrasie dei vari Arafat, Hamas e compagnia bella), al di fuori dai rafforzamenti sociali, militari, politici, economici (motivo dominante questo, per il quale sono svenati dal serpeggiare del terrorismo attivo - che di per sé è un'ulteriore causa di debolezza e vulnerabilità, ma non la principale, alla luce anche di quanto si va qui esponendo), non hanno numerosità, espansione, riconosciute capacità di leadership o alcuna forma di carisma, nessun progetto o profilo, per quanto riguarda l'assetto istituzionale, il livello culturale, la proiezione verso il futuro, grazie soprattutto ai fatiscenti ed imbelli governi che si sono succeduti alla sua guida, grave responsabilità loro, questa, sia pure con il beneplacito della comunità internazionale ed, in primis, proprio dei nemici ed avversari, anche dal punto di vista religioso, nessuna particolare caratterizzazione.
In tutto il Mondo, saranno non più di una trentina, tra persone fisiche ed Enti, che, sinceramente e concretamente fanno qualcosa, più o meno in piccolo o in grande per i Palestinesi.
Basta questo a renderli simpatici. La simpatia di chi difende cocciutamente qualcosa in cui crede, sia pure essa condannata in partenza alla sconfitta (e non si tratti dell'affermazione o il permanere di prevaricazione, dominio, oppressione, perché chi persegue questi fini è, all'opposto, odioso (ad ulteriore dimostrazione che tra il BENE e il MALE passa la differenza di una sfumatura) e c'è poi la Storia che si vendica (come è accaduto a proposito dell'ostinata difesa ad oltranza del Terzo Reich - o della Repubblica di Salò) mentre dove c'è del buono, alla fine premia, o meglio, può premiare con curiose impennate ottimistiche - v. il destino di molti emigranti che da abissi di miseria e disperazione si sono proiettati verso una nuova vita e un nuovo futuro e ci sono stati, infine, vari e significativi approdi felici.).
Tra di essi annovero certamente il tartassato e tormentato, nonché mitico, Michele.
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