Inquietanti segni caratterizzano questi primi anni del nuovo secolo (peraltro il XX° secolo ebbe inizio, viceversa, con incoraggianti segni... la belle époque, il positivismo... e poi tutto andò male. Magari ora, invece, andrà tutto bene. Why not?). Ci sono segni di chiusura in tutti i sensi; chiusura fisica di spazi, chiusura spirituale, artistica, sociale, politica, economica, psicologica, operativa, esistenziale; e ci si accorge, in modo particolarmente spiccato, degli spazi reali e ideali già chiusi o che sempre di più si chiudono. Guardavo, l'altro giorno, tra il fitto intreccio di tangenziali che passano raso tetto, a ridosso di basse costruzioni moderne, squallide, standard, dove una volta c'era fertile e ricca campagna, e le carcasse, i rifiuti, i copertoni abbandonati sul ciglio delle strade, dove si mischiano ad improvvisati venditori di ogni genere di cose e puttane multietniche, appena al di là del coacervo indistinto di palazzi, capannoni, depositi, negozi, trionfo della camorra, dell'ignoranza, del malcostume e piaga dello sguardo, del cuore e della mente delle persone di buona volontà, la montagna di S. Michele, che sovrasta Maddaloni, in provincia di Caserta, il mio paese.
Quella montagna, era una volta, verde fin sulla cima, meta di giovanili, isolate gite; c'era un viottolo ghiaioso a gradoni, con le stazioni di preghiera lungo il percorso, che portava fino al santuario. Alle pendici, un fiorire di frutteti, con prevalenza aranceti; a mezza costa uliveti. Arditi terrazzamenti circondavano, quasi, la montagna.
Ogni attività oggi, all'esito di una pluriennale, inarrestabile involuzione, è stata stroncata dalla polvere sospesa, portata dal vento da quella che è, forse, la più grande e automatizzata cava di granito d'Europa (molto business per chi la gestisce, nessun feeling con il contesto sociale e la mano d'opera locale), che ha affettato e va ingoiando pezzo a pezzo un prolungamento della montagna non molto distante. Incuria, incendi, indifferenza, hanno fatto sì che tutta la montagna, ora sia brulla e livellata. Non c'è niente per cui valga la pena andarci; non è possibile arrampicarsi tra gli alberi, gli appigli d'erba e di massi, guardare dall'alto, il panorama campestre a perdita d'occhio (ora intrappolato nelle delimitazioni delle aziende e dei condomini, nei parcheggi, nelle aride e desolate distese di terreno polveroso, più o meno edificabile), sostare al fresco degli alberi. Quindi quella parte del paese è materialmente chiusa; così può dirsi della parte percorsa da strade veloci, tangenziali, rampe di accesso, linee ferroviarie, e altrettanto vale per tutta la parte costruita, o, comunque, costruenda, in modo caotico, se non per chi deve recarsi in una casa, o a lavorare.
L'enorme spazio di cui disponevamo noi giovani, e cioè l'intero territorio intorno al paese, per vivere e, in definitiva, dare sfogo alla nostra personalità, al nostro desiderio di ricerca, di avventura, di dar vita ai sogni, è ridotto ad un ridicolo pubblico parchetto ricavato nel contesto urbano del comune di Maddaloni che, una volta, aveva una sua ben precisa identità di paese agricolo, produttore di qualificati ortaggi, verdure, frutti venduti in tutta Europa; oggi è una specie di quartiere dormitorio dell'hinterland napoletano.
Parimenti si chiudono le idee, si chiudono gli slanci di entusiasmo e di libertà, fenomeno, contemporaneamente, antico ed attuale, questo (chi si ricorda del '68? Delle ribellioni all'oppressione del capitalismo e dell'imperialismo americano - il Viet Nam - la Rivoluzione Culturale - Cuba - "Che" Guevara - Mao Tse Tung - Le musiche rivoluzionarie. Ricordate le femministe? Lo slogan "la vagina è mia e me la gestisco io"? Poi come l'hanno gestita? Boh! Chi ce lo può dire? Vallettopoli?).
Sembravano aprirsi grandi spazi, grandi sogni, grandi voli della mente; tutto si è poi richiuso. La stessa gioventù è uno spazio che viene, poi, inevitabilmente chiuso dal tempo; e ancora di più se dopo non c'è nulla. E dopo ancora? Forse la maturità, la vecchiaia, fino alla suprema chiusura della tomba che, chi sa, è forse apertura di un'altra porta. La Resistenza fu uno spazio ideale e culturale a sua volta chiuso da "come andavano le cose"; nulla più dell'andazzo affossa, intrappola, incarcera; più di ogni cosa, della Chiesa, dell'America, può il conformismo o, meglio, la tendenza a conformarsi. E oggi? Il V day? Beppe Grillo? Il suo blog (come altri) è sempre più caratterizzato dalle stesse persone che dicono sempre le stesse cose [quasi tutte incentrate, tra l'altro, sul povero pungiball dal volto semovente, il mobile eppure impassibile Clemente, di nome e di fatto, a questo punto, raffigurato anche come un astronauta (partito da dove? Cape Ceppaloneral?), il che, ormai è diventato come sparare sulle vecchiette della parrocchia del paese]; Franca Rame lascia il partito di Di Pietro... si chiude qualche spiraglio anche lì? La T.V. di protesta, Santoro e gli altri? la strenua difesa, come su una barricata, della indipendenza e uguaglianza della Giustizia? De Magistris (ormai tutto procede normalmente, il processo "caldo" trasferito a Roma), Forleo (isolata e, probabilmente, oggetto di minacce provenienti dalle stesse Istituzioni che dovrebbero esserle a fianco), Calipari (se ne occuperanno gli Americani che hanno già dichiarato che fu un incidente da archiviare), Berlusconi (tanto per cambiare) assolto definitivamente in Cassazione, come tanti personaggi eccellenti del resto (c'entra forse anche questo? Non lo sapremo mai perché coloro che - maldestramente, evidentemente - hanno inquisito e processato gli eccellenti assolti, non hanno mai pagato per un tale misfatto, anzi hanno fatto carriera, il più delle volte brillanti carriere). Tutto già dà i primi segni di cedimento. Presto tutto, nuovamente, si richiuderà su se stesso, e si ritornerà nell'oblio. Prevarranno, presto, come sempre, i grandi normalizzatori la Chiesa, l'America, i Partiti, i Sindacati, in primis la Casta, ma soprattutto la quotidianità.
Che cosa rimarrà? Chi sa... qualcosa, certo, rimarrà (mi rifiuto di credere che sia tutta aria fritta) e costituirà appiglio per la speranza che la storia non finisce qui e potrà esserci un futuro migliore. Non tutto muore. I bambini, per esempio, ne sono una prova; sono sempre una grande apertura verso il futuro. Ma, nell'immediato, rimarrà soprattutto un senso di chiusura, di qualcosa che si è perso; una grande apertura abortita, strozzata.
E così si chiude l'Europa alle grandi speranze che in essa si riponevano, chiudono le fabbriche (ma aprono sempre di più quelle dei cinesi, dell'Europa dell'Est, della camorra); i libri sono stati, probabilmente, da troppo tempo, se non da sempre, chiusi tutti o quasi; oggi però, lo si avverte di più. I viaggi? Intrappolati nelle agenzie, nei "pacchetti", ma per andare dove poi? A meno di non voler vedere da vicino le guerre, o andare alla ricerca del brivido di buttarsi in braccio ai kamikaze (parola, una volta strana, inusuale, curiosa, oggi più che ricorrente). Il traffico intrappola, i ticket per andare in centro, i grattasosta, le cinture di sicurezza; intrappolano le prenotazioni per prendere un treno o andare a teatro. Persino le vecchie chiese di campagna chiudono (magari si aprono, però, più moschee, templi buddisti o di altre, meno regolamentate religioni). Non ci si può neanche suicidare, o lasciarsi andare ad una dolce morte; lo vietano bolle papali e obiezioni di coscienza. La stampa è sempre più lottizzata e controllata; questo stesso blog, temo, prima o poi, verrà irreggimentato. Divieti di balneazione delimitano sempre di più le torbide acque (eravamo ragazzi che ancora si vedeva il fondo dalle barche a remi, spesso invase da frotte di piccoli pesci volanti, con le quali percorrevamo quelle che erano limpide e pescose acque), di quelle che furono le stupende coste, sempre più mutilate e murate da cemento ed abusi, della nostra penisola. Lascio immaginare l'enorme ricettacolo di rifiuti che diventerà, se sarà fatto il ponte sullo stretto di Messina, il percorso su quello che fu un braccio di mare tra due mitici mostri. Il lago dei fenicotteri rosa nell'Africa sub sahariana, materializzazione dell'incantevole nell'immaginazione delle persone che, come me, soffrono dell'arroganza e dell'aggressività della tecnologia esasperata, della modernizzazione forzata, del consumismo a tutti i costi, dei nostri tempi, sarà presto ingrippato da autostrade, dighe, centrali elettriche, pompe idrovore, cantieri, stabilimenti e relativi servizi e discariche. Una volta, qualche tempo fa, ma non moltissimo, per avere acqua fresca, nella quale bagnarsi, o da bere, bastava aprire il rubinetto della fontana, e per una boccata d'aria fine, bastava spalancare le finestre; oggi bisogna mettere mano alla tasca ed illudersi; andare (si fa per dire) nelle località esotiche (nelle aree limitate ai turisti, perché il resto è uno sfacelo che, chi si diverte, non vuole neanche vedere o sentir nominare) , in alta montagna (mettendosi in coda per varie incombenze e più volte, tornando indietro appena in tempo per il successivo week end, dopo essere scesi qualche minuto dalla macchina. Ovviamente esagero, ma è per capirsi meglio).
Quante volte s'è detto "come vorrei andarmene a vivere in campagna, in uno di quegli stupendi casolari umbri o toscani"? Ed ora, con le statistiche che ti danno quasi per certa la rapina, in simili condizioni di isolamento? Chiusa anche quella strada.
E' più difficile accedere ai mutui e quindi alla proprietà di una casa; altri spazi che si chiudono. Lo stesso strombazzamento sulla "privacy" è, più che spesso, null'altro che un imboscamento, un volontario mettersi in stato di assedio; anche fare amicizia, manifestare un innamoramento è schedato, regolamentato, schematizzato. Le grandi aperture in atto sui reality e i giochi a quiz televisivi, rivelano le grandi chiusure culturali e intellettive di partecipanti e spettatori, in definitiva, della gente.
Un costante e continuo peggioramento della qualità della vita, fa da contrappunto ai proclami che, insistentemente e a pieno volume, annunciano, al contrario, un miglioramento della qualità della vita.
Le proteste che sfociano in sommosse, cruente, purtroppo ricorrenti, come quella di Genova, o, in gran parte, quelle alle quali sempre più spesso assistiamo, fuori degli stadi o negli stadi, dei c.d. ultrà, si configurano sempre più come vere e proprie esplosioni improvvise, irrazionali, incontrollabili, tuttavia effimere, contro tutte le chiusure. C'è anche la rabbia, sì! Questa rimane; la rabbia che, secondo l'Antico Testamento è "l'ira dei giusti", ed è anche un atto d'amore, per come si vorrebbe che le cose fossero e come, invece, sono. Anche attraverso questo esile filo, una reazione disperata, ma, insieme, un grido del cuore, una progettualità istintiva, passa una proiezione, un investimento di speranza nel futuro.
Che cosa rimane alla fine di tutto? Che dire? Sento il sibilo del vento... prende forma nella mia mente l'immagine del vento che percorre un compatto deserto sabbioso a perdita d'occhio, alzando, da sparse dune surreali, radi, insensati, nugoli di polvere.
Tutto questo richiama alla mente il Medio Evo.
Il concetto convenzionale di M.E., non come riferimento di datazione, ma come giudizio di decadenza, è relativo e può essere, sotto il profilo temporale, breve o lungo, o addirittura lunghissimo.
In altri termini, secondo il mio punto di vista, quell'epoca che, per gli sconfitti e i dominati è M.E., per i vincenti è floridità materiale e spirituale.
Prendo ad esempio l'Impero Romano: durò all'incirca 1000 anni e fu trionfo di civiltà, ma per molti dei sottomessi che cosa fu? Qualcosa che aveva molto il senso del Medio Evo.
Dopo la caduta dell'Impero Romano, ci furono all'incirca altri 1000 anni, tra alto e basso Medio Evo, di quell'epoca tradizionalmente e storicamente definita tale, prima che si uscisse da essa, fondamentalmente con la scoperta dell'America e il miracolo del Rinascimento.
Ma, in realtà, il discorso vale per le popolazioni e le classi di potere che avevano dominato, e ora erano soccombenti all'avanzare dei tempi. Il M.E. nel suo significato di "epoca di decadenza", riguardava queste realtà, in particolare riguardava proprio noi, convenzionalmente l'Italia. Viceversa coloro che erano stati i barbari, ora si insediavano al comando, usufruivano dei relativi benefici e privilegi; per loro, quindi, quello era "Rinascimento".
La scoperta del Nuovo Mondo, il Rinascimento... ancora grandi aperture, per coloro (i posteri di coloro) che erano stati succubi di grandi chiusure, o meglio, a mio parere, di una sola immensa chiusura durata un millennio.
Ebbe termine così il M.E. come sopra considerato e definito, e ci fu lo splendore di un'epoca. Ma... durò poco; all'incirca un secolo, forse meno. Leonardo da Vinci morì nel 1519, Raffaello nel 1520, il Buonarroti nel 1564, Giordano Bruno fu arso vivo nel 1600, l'abiura di G. Galilei dopo l'opera "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo" e la conseguente incriminazione della Sacra Inquisizione, è del 1633.
L'era delle grandi conquiste territoriali, degli stati nazionali potenti e delle grandi navigazioni, che fece seguito all'impresa titanica di Cristoforo Colombo, con tutto il bene ed il male, che ciò comportò, riguardò altre nazioni: la Francia, l'Inghilterra, la Spagna, il Portogallo, l'Olanda, non certo l'Italia.
Si aprì, quindi, per la nostra tormentata penisola, un altro Medio Evo che, a mio avviso, dalla fine del secolo XVI° a tutt'oggi (XXI° secolo. Beppe Grillo dice che nulla è cambiato dall'8 settembre del '43 ed ha ragione. Ma 5 secoli circa sono trascorsi da che continua il M.E.! Questo è il punto.) non è mai cessato (salvo sporadici periodi, in genere brevi, di floridezza) e non si sa quando (il "se" penso sia, in ogni caso, certo e sicuro! Come la storia dell'umanità insegna) cesserà; passando attraverso le grandi epidemie, le grandi invasioni (quale popolo non ha "invaso" l'Italia?), i Lanzichenecchi [ma per i lanzichenecchi (o "lanzinechecchi" come dice l'ottimo Ricucci - tombeur d'a Falchi e censore de Fiorani) altro che M.E.! Grandi conquiste, grandi vittorie, rinascimento, infine!]; passando anche attraverso falsi splendori, come i bluff o trappole dell'illuminismo, del modernismo, del futurismo, e passando attraverso altri innumerevoli e scottanti eventi. Abbiamo subito, più che recepito, gli esiti della rivoluzione americana, quella francese (la Repubblica Partenopea docet), poi quella bolscevica, la guerra fredda, la caduta del comunismo (quanto ci hanno messo i nostri "compagni" a riciclarsi e anche autoassolversi dall'aver ricevuto fondi dal KGB?); e così la guerra civile americana, la stessa (più o meno contemporanea) c.d. "unità d'Italia" [una guerra di conquista, patrocinata alternativamente da Inghilterra e Francia, avente come finalità un rafforzamento della loro influenza nel Mediterraneo, attraverso uno Stato unico e non troppo forte, e uno strategico ridimensionamento del Potere Temporale della Chiesa, consistente nell'annessione al Regno di Sardegna (il più insipiente e declassato degli Stati Italici) di tutti gli altri territori dalle Alpi alla Sicilia, a costo del depauperamento massiccio e, in gran parte, irreversibile, dell'intero Sud dell'Italia]. Siamo, poi passati (conseguentemente e grazie ad una improvvisata classe politica "italiana" senza nerbo) attraverso fiacche ed enfatiche velleità di un neo imperialismo accattone, sfociato in una guerra mondiale (la Grande Guerra), dove sono morte le illusioni di poter essere considerati alla pari dei grandi Stati Imperialisti, saltando d'un solo balzo secoli di Storia (ma come era possibile! Erano addormentati o stracotti questi?). Ne è scaturita la "svolta autoritaria", il Fascismo che, come è noto ci ha portato alla gravissima batosta della Seconda Guerra Mondiale [grandi chiusure, un rinnovato M.E. per chi l'ha persa (anche se è durato poco... per gli altri. Gli altri, tra l'altro, se lo sono cercato il loro M.E. - Da una recente conferenza di uno storico trovo conferma che la Germania non aveva nessun motivo di scatenare una guerra, essendo comunque dominante la sua forza industriale ed economica in Europa; e qualcosa di analogo, credo, valga per il Giappone), o una riaffermazione del corrente M.E., come nel nostro Paese (dove, tra l'altro è continuato, così com'era, ed ancora continua, come dicevo, forse solo con maggiore asprezza iniziale - la perdita di dignità, le esecuzioni sommarie, le foibe ecc.). Un trionfo, grandi aperture, un vero e proprio rinascimento, viceversa, per chi l'ha vinta (pur dovendosi registrare un transeunte M.E. per i popoli sottomessi e i perseguitati dai nazifascisti: gli ebrei, i polacchi, i francesi, i russi, e così via, ed infine ancora gli italiani, tanto per cambiare)] . Poi... il nulla, il piano Marshall, la mamma D.C., le bombe e tutto il resto; questa è vita vissuta, storia contemporanea (v. sopra per una carrellata). Il nostro Medio Evo continua.
In definitiva, dalla caduta dell'Impero Romano, un lungo Medio Evo, intervallato solo dal secolo collocabile intorno al Rinascimento storico e convenzionale (a parte più o meno brevi parentesi di grande forza morale e intellettuale, o di prosperità e benessere - penso alle tensioni ideali che hanno sempre accompagnato la liberazione dagli stranieri: il '48 napoletano, le 5 giornate di Milano, la Resistenza, le 4 giornate di Napoli, e così via. Penso all'idealismo ed entusiasmo degli inizi del XX° secolo, ai successivi anni '50-'70 e così via), ha interessato, e continua ad interessare, il complesso territoriale, tradizionale, storico e culturale che può definirsi Italia.
O, per dirla in un altro modo, dopo il tradizionale Rinascimento, che ha messo fine a circa un millennio di Medio Evo, è iniziato (salvo le dette parentesi) un altro Medio Evo che ancora prosegue. Se, approssimativamente calcoliamo dal XVI° al XXI° secolo, sono circa 500 anni; ancora per quanto continuerà? Non si sa, ma non durerà in eterno.
Non potrà che avere un termine, come ha avuto un inizio, perché è la sorte di ogni umana vicenda, come, indefettibilmente, la storia di svariati millenni ci insegna. Ma quando finirà? Dovremo (o meglio dovranno, ancora una volta, i nostri posteri) attendere altri 500 anni, per poi avere circa un secolo di tregua, e poi riprendere col M.E. (Giambattista Vico docet)?
Speriamo di no!
Chi ci dice che questo M.E. non abbia termine proprio in questo secolo? Magari nei prossimi anni. I segni negativi possono essere fallaci e fuorvianti (come i positivi). E poi? Chi ci dice che un altro Rinascimento, questa volta, non coroni l'attesa del musiliano "Regno Millenario", un regno fatto di piccole cose, della campagna, dell'amicizia, della serenità, così come qualche volta, qua e là è stato, e ancora è, nelle nostre contrade; un regno del "Rinascimento Millenario"?
Chi sa.