In fin dei conti è una forma di
pietas.
Essi (con esclusione categorica degli oltre misura, irrecuperabili, impresentabili, pervertiti, depravati, voraci, cannibali, assatanati), diciamo la fascia che va dallo sparuto gruppetto dei sostanzialmente accettabili ai normali incapaci, nullafacenti, clientelari e corrotti, si trovano in una situazione assolutamente singolare e fortemente imbarazzante. I poverini si rendono conto dell'assurdità dei privilegi di cui godono a fronte della miserabile caratterizzazione della loro funzione e reagiscono in modo stereotipato e grottesco.
Ormai andata l'era della realtà, o delle realtà, belle o brutte che fossero, chi è peggiorato di vista, chi ha perso i capelli, chi è incanutito di fronte al simulacro, o, meglio, lo spauracchio, lo spaventapasseri dei 'massimi sistemi', e non finisce qui.
Si trovano un po' nella stessa situazione di quei nobili d'oltralpe che, alla vigilia della rivoluzione francese, si rendevano conto dell'insostenibilità delle loro posizioni (tant'è che poi molti di loro passarono dalla parte della rivoluzione), e non sapevano che cosa fare. In genere si comportavano in modo da essere più realisti del re ed enfatizzavano l'origine divina delle loro ricchezze, l'orribile qualificazione di qualsiasi aggressione o messa in discussione della loro classe, elevavano sull'altare della gloria qualsiasi operetta elogiativa delle loro ridicole gesta, e così via.
La rivoluzione, in definitiva, fu una liberazione anche per loro.
I "nostri", e ovviamente i loro lacchè, che cosa fanno istintivamente, fedeli osservanti della disciplina e dell'autoregolamentazione, instancabili portatori di facce di tolla?
Carini, teneri, commoventi nella loro tenacia, non sapendo che pesci pigliare, fingono di "crederci".
Guardate che grinta (per la verità, ultimamente un po' malandata), e come tuona Bossi, blandito dai prevosti del nord, novello Alberto da Giussano, contro il Barbarossa, il marito della signora Mastella [proprio lei, la bella americana o l'americana bella - quante tonnellate di monnezza si smaltirebbero, bella signora, solo con quello che ci costano le 2 auto blindate e i 4 uomini di scorta con cui lei se ne va (se ne andava - aggiornamento del 16.1.08) a zonzo per la città, a fare shopping e a giocare a burraco?] sembra un pesce palla quando viene intervistato, tanto si gonfia della sua autorevolezza, il mascellone di Vespa tocca quasi terra dalla seriosità quando parla di Iraq, morti ammazzati, diete ipocaloriche con i "soliti" ospiti, è arcipronto, secondo me, a fare il salto della quaglia, dovesse succedere il fattaccio, Sgarbi si fa la barba con la bava, quando schiuma rabbia, e c'è chi pure gli da retta, secondo me è maturo per l'Isola dei Chiacchieroni (una sottomarca dell'Isola dei Famosi), Ferrara dimagrisce a vista d'occhio, diventando atletico e bello, smilzo proprio, come un cinemascope ristretto, alla luce della spiritualità e della passione, quando proclama i suoi giudizi e indice le sue campagne moratorie, Riotta trasuda sana e matura americanità (ma che c'entra lui? Giustamente Mieli è più inglese), si salva Fede perché è paradossale, mente dichiarandolo apertamente, allora mente o non mente? Casini si corruccia fin quasi ad implodere quando affronta temi vitali della società, di cui nessuno ha capito niente, lasciando perdere il grande contenitore dell'uomo-vate [vedi Cicchitto, Rizzo, Bianco, Alemanno, Frattini, più all'interno, di nicchia, la magnifica colonia dei figli dei Celti, Castelli, Borghezio, Calderoli (se puoi dire "figli dei fiori" che appartengono al mondo vegetale, puoi ben dire "figli dei Celti" che appartengono al mondo animale - nel senso di dotato di anima), Dell'Utri the untouchable e aiutatemi a dire che manco li conosco per nome], e quello della donna-vogue (v. la nipote di nonna Rachele, quell'altra lì, la tipa dei pollastrini, la spregiudicata Santanchè, l'afona Jervolino, la fondatrice, addirittura, della Casa della Libertà, e via primeggiando), Bertinotti è decisamente colui che sa e sa, sa, sa... è schiacciato di sapere questo qua, come sotto uno schiacciasassi, pure Fini sa, sa e sa, ma sanno cose diverse 'sti due, perché quest'ultimo, a differenza del primo, si eleva come una mongolfiera e quasi scoppia nella stratosfera, va be' i leaders sono leaders, tralasciamo qui i cavalli di razza, che meritano ben altro spazio e più appropriata cernita di attribuzioni, Di Pietro, ora che non sgrammatica più, sgrammatica più che mai per farsi capire, Pannella, pure lui ci ha le moratorie, tra l'altro vanno bene, ma è incazzato nero, ma... nero... nero... nero... di suo, quasi da rotolare nel cesso, dove sublima tutti i suoi digiuni, sorsate di piscio e deiezioni varie, gli occhi di Rutelli e di sua moglie, delicata come una palombella, bucano lo schermo e quasi le pareti di casa, resi caustici dalla febbre e dalla sete di giustizia, libertà, solidarietà, quel Pecoraro Scanio... visto che faccia? Un "verde" che incappa nella morsa della monnezza è paradossale, è surreale; sarebbe, che so, come se il ministro della giustizia incappasse nelle maglie della giustizia... e via così, chi più ne ha più ne metta.
Che cosa possiamo fare per questi nostri connazionali in grave difficoltà, che tacitamente, ma in modo estremamente evidente, chiedono interventi rapidi, un aiuto deciso? Non credete sia il caso di liberarli al più presto, e una volta per tutte, dagli incubi sopra descritti?
(V. anche sul blog di Beppe Grillo, al post "Vedi Brescia e poi muori" del 12.1.08, mio commento del 13.1. ore 12,28 "E basta co' 'ste storie!")